EL TIBURÒN con Marco Gemelli

con Paolo Angelucci (Violino I)

Kristina Esekova (Violino II)

Anton Bianco (Viola)

Antonio D’Antonio (Violoncello)

16 Settembre 2023 – ore 19,30

Castelfidardo, Auditorium San Francesco

Per maggiori informazioni scrivere a info@pifcastelfidardo.it o telefonare allo 071 7822987.

 

Per MARCO GEMELLI 𝙋𝙚𝙨𝙘𝙖𝙧 𝙪𝙣 𝙩𝙞𝙗𝙪𝙧𝙤́𝙣 𝙚𝙨 𝙪𝙣 𝙙𝙚𝙨𝙖𝙛𝙞́𝙤 (“Pescare uno squalo è una sfida”), ma assai ben più avvincente è fare una rivoluzione nel Tango. EL TIBURÒN costituisce una meravigliosa rilettura delle pagine proposte, un arricchimento, un rinnovamento… nel rinnovamento, grazie all’accompagnamento del Cuarteto Del Misterio composto con Paolo Angelucci (Violino I), Kristina Esekova (Violino II), Anton Bianco (Viola) e Antonio D’Antonio (Violoncello). 

 

Astor Piazzolla aveva un carattere sanguigno e determinato. Per questo si era appassionato alla pesca allo squalo, attività tutt’altro che rilassante, che anzi mette in circolo scariche di adrenalina. E se pescar un tiburón es un desafío (pescare uno squalo è una sfida), lo è altrettanto, assai ben più avvincente, fare una rivoluzione nel Tango. Per fare questo Piazzolla ha messo in gioco tutta la sua determinazione unitamente a una grande capacità di non mollare mai, giacché, in questo percorso di riforma, non sono affatto mancati i momenti difficili. Alla fine c’è riuscito, ha rinnovato il tango ed è diventato un musicista affermato a livello internazionale.

Notoriamente il momento di svolta nella sua carriera è stato l’incontro con la grande didatta francese Nadia Boulanger, quindi da questo si può desumere che il processo di riforma piazzollano sia iniziato nel 1955. Proprio in quell’anno mentre si trovava a Puerto Rico per una tournée, gli viene data la notizia della morte di Vincente, suo padre. Astor, per ilarità, aveva sempre deriso la maggior età dei suoi genitori chiamandoli Nonino e Nonina. Rientrato a New York, dopo aver riabbracciato i suoi cari, si chiude in una stanza e scrive di getto il celeberrimo Adiós Nonino. Questo brano vive sul contrasto dei due temi, il primo più severo e regolare basato sul ritmo del tango tradizionale, il secondo più lento e lirico basato su quello che Piazzolla consoliderà come la cellula ritmica del Nuevo Tango, il 3+3+2. Ma dentro Adiós Nonino c’è di più, c’è la contrapposizione tra generazioni, tra stili, tra diversi raggruppamenti timbrici e tra le tante contraddizioni della sua amata Argentina. Nella sua carriera produsse diversi arrangiamenti di questo brano e negli ultimi anni prima della sua morte, questo brano mancava raramente nei suoi concerti. Il corpo centrale di questo disco di Marco Gemelli è costituito proprio da alcune importantissime pagine che Piazzolla ha composto per il Quinteto Nuevo Tango (formazione che era costituita da bandoneon, violino, chitarra elettrica, pianoforte e contrabbasso); dopo il già menzionato Adiós Nonino eccole elencate per anno di composizione: 1962 Muerte del Ángel, 1965 Milonga del Ángel, 1965 Verano porteño, 1969 Otoño porteño, 1970 Invierno porteño e Primavera porteña (pertanto il 1970 è l’anno in cui viene completato il ciclo delle Cuatro estaciones porteñas) e nel 1971 il Concierto para quinteto. I brani Muerte del Ángel e Milonga del Ángel insieme a Introducción del Ángel e la Resurrección del Ángel, costituiscono la cosiddetta Suite dedicata al Ángel. Queste due composizioni generano una incredibile ricchezza di contrasti e elementi contrapposti: grinta contro malinconia, ritmo contro melodia, veemenza contro intimismo.

La Muerte del Ángel è celebre per il suo fugato iniziale e per il finale impetuoso; Milonga del Ángel è considerata una delle melodie di andamento lento meglio riuscite tra le composizioni di Piazzolla. L’ammirazione per i grandi compositori della storia sta probabilmente alla base dell’idea di Piazzolla di scrivere quattro brani dedicati alle stagioni. Ma già nel titolo viene palesata la ricchezza di contrasti che costituiscono l’essenza di questi quattro pezzi: se Cuatro estaciones fa pensare al mondo della musica classica, come si aggiunge l’aggettivo porteñas si entra vorticosamente nel mondo del tango e di uno dei suoi elementi che ne costituiscono la cultura: il porto. Un anno dopo arriva ancora una ulteriore pagina ad accrescere la già rilevante mole di lavoro prodotta dal Quinteto: il Concierto para Quinteto, che è dedicato da Piazzolla ai suoi musicisti, ai suoi compagni di oltre 10 anni di intenso lavoro. Cafè 1930 e Nightclub 1960 sono brani tratti dalla raccolta Histoire du Tango originariamente scritta per flauto e chitarra. Fu il Festival della Chitarra di Liegi a commissionare nel 1985 questo lavoro a Piazzolla, il quale volle riservare questa raccolta a questi due strumenti, presenti nelle fasi primordiali dal tango rioplatense attorno al 1880 (in realtà al fianco di altri strumenti come violino e arpa). Cafè 1930 e Nightclub 1960 sono il secondo e terzo brano della serie, preceduti da Bordel 1900 e seguiti da Concert d’aujourd’hui. Cafè 1930 rimanda un po’ al periodo del tango-canción, ovvero il periodo più nostalgico e romantico della storia del tango. Nightclub 1960 richiama in pieno alla trasformazione del tango portata avanti da Piazzolla, con la diffusione ad un pubblico più ampio e anche di livello internazionale.

Per concludere viene spontaneo porsi una domanda: è possibile rendere l’essenza della musica di Piazzolla con un organico diverso da quello pensato originariamente dall’autore? Assolutamente sì; le composizioni di Astor Piazzolla si prestano con grande facilità a riadattamenti, arrangiamenti, revisioni, ecc. Certo, per avere dei buoni risultati ci vuole la maestria di chi cura gli arrangiamenti unitamente alla maestria degli esecutori, e, Marco Gemelli con il quartetto d’archi formato da Paolo Angelucci, Kristina Esekova, Stefano Morgione e Alessandro Lumachi hanno dimostrato in modo straordinario la loro capacità di centrare l’essenza della musica di Piazzolla. Per tale ragione il loro lavoro costituisce una meravigliosa rilettura delle pagine proposte, un arricchimento, un rinnovamento… nel rinnovamento. Già perché non dobbiamo dimenticare che il pescatore di squali era un incallito “rinnovatore”.