L’idea di utilizzare la fisarmonica (strumento novecentesco dalle forti radici popolari) per l’esecuzione del repertorio antico nasce nel primo dopoguerra quando la fisarmonica muove i suoi primi passi in ambito classico. In quel periodo il nuovo “organo portatile e dinamico” dalle grandi possibilità tecniche ed espressive si era ormai definito nelle sue caratteristiche costruttive e necessitava di un repertorio che lo nobilitasse. I primi esecutori, oltre a stimolare i compositori a produrre nuova musica originale, pensarono quindi di attingere al grande repertorio della musica barocca, classica e romantica, trascrivendo non solo brani tastieristici, ma anche composizioni cameristiche e orchestrali. Il programma che presentiamo è la moderna evoluzione della naturale attitudine dei fisarmonicisti alla trascrizione e ha solide radici nella consuetudine dei compositori del Seicento e del Settecento di adattare e riproporre in vesti sempre nuove i brani propri e degli altri autori. Proponiamo quindi all’ascolto pagine di alcuni dei grandi musicisti del barocco europeo e, con un pizzico di presunzione, pensiamo di fare una cosa che Corelli, Scarlatti, Vivaldi, Haendel e Krebs avrebbero accettato, almeno in linea di principio. La trascrizione infatti è parte del concetto stesso di musica barocca e la riproposizione di un brano non ne impoverisce il significato, ma, al contrario, ne riconferma la validità.